La luce fioca del sole si insinuò
quasi con timidezza tra le fessure della tapparella abbassata,
disegnando i contorni dei mobili ed accarezzando il ricamo floreale
della tappezzeria. Un raggio raggiunse le palpebre ancora abbassate
di Thomas, che corrugò la fronte, cercando di trattenere stretta a
sé la beatitudine sospesa del sonno.
Troppo tardi. Già la consapevolezza di
dove si trovava, aiutata dalla ruvidezza della coperta, si era fatta
strada nella sua mente, e le sue palpebre si stavano aprendo con
riluttanza ad incontrare la nuova giornata. Abbandonando con
rammarico quella pace, l'uomo allungò una mano verso la sveglia sul
comodino.
Imprecò sottovoce, con voce ancora
impastata. Le dieci. Come aveva fatto a dormire fino a quell'ora?
Certo, la notte precedente era andato a letto decisamente tardi, ma
non era un buon motivo per sprecare l'intera mattina. Si costrinse a
mettersi in piedi ed a dirigersi verso il bagno.
Circa un quarto d'ora dopo scese le
scale dell'albergo, cercando di lisciare la camicia stropicciata
dalla prolungata permanenza in valigia. Appena mise piede nella
reception, ora illuminata, i suoi occhi corsero al bancone, ma le sue
speranze di rivedere Debbie alla luce del sole si scontrarono con la
sagoma di un giovane castano, pallido e lentigginoso, che masticava
una gomma mentre fissava con occhi assenti l'entrata. Avrebbe dovuto
accontentarsi.
Si avvicinò, attirando l'attenzione
dell'impiegato con un colpetto di tosse.
- Buongiorno.- salutò l'altro con voce
strascicata:- La colazione è ancora disponibile, prima stanza sulla
destra. Serve altro?-
Thomas tentennò per un attimo, poi
domandò una cartina della città, e qualche informazione sulla
biblioteca pubblica. Di fronte ad una tazza di caffè fumante ed ad
una fragrante brioche, studio l'intreccio delle vie che già aveva
osservato mentre preparava quell'indagine. I suoi occhi ormai liberi
dal sonno individuarono subito la collocazione del teatro.
Illusion d'ombre. Un'ombra su cui lui
avrebbe presto gettato la luce.
Prima di recarsi là, però, doveva
farsi un'idea precisa su cosa cercare. Il suo istinto, che lo aveva
aiutato a conquistarsi a fatica una nicchia incerta nel mondo della
critica musicale, doveva cedere il passo alla razionalità ed al
buonsenso che gli avevano permesso di mantenerlo. D'altra parte,
doveva ammetterlo, il guadagno che questa indagine poteva procurargli
gli avrebbe permesso di tirare un po' il fiato, dal momento che le
sue condizioni economiche, per quanto stabili, non potevano certo
dirsi floride.
Per questo, una volta terminata la
colazione, Thomas si incamminò senza indugio verso la biblioteca
della città, la sede dell'archivio. Gli stralci di informazione che
aveva raccolto sul teatro e sui suoi misteri sarebbero presto stati
integrati con qualcosa di più sostanzioso, o almeno così sperava.
Middlesbrough, alla luce del sole, appariva decisamente meno desolata
di quella che era stata la sua prima impressione, la notte
precedente, ma non aveva il tempo per una visita turistica. Forse più
tardi, magari quando Debbie avesse avuto un giorno libero... Scosse
la testa. Quel genere di distrazioni gli aveva già procurato
abbastanza problemi in passato, ora doveva assolutamente rimanere
concentrato.
La biblioteca di Middlesbrough era un
edificio moderno, con pareti grige e grandi vetrate trasparenti,
all'interno file e file di scaffali di plastica che brillavano,
traboccanti di libri, sotto le fredde luci al neon. Thomas esitò per
un attimo, poi si diresse verso il bancone all'entrata.
- Buongiorno, sono Thomas Reeson. Ho
telefonato la settimana scorsa per una ricerca...-
L'anziana signora dall'altra parte del
sobrio ripiano di legno, ingombro di libri e carte, sollevò lo
sguardo e strizzò gli occhi azzurri dietro le lenti spesse, nello
sforzo di richiamare alla mente la voce. Poi la sua espressione si
rischiarò:- Signor Reeson, ma naturalmente! Mi scusi, ma mi
aspettavo qualcuno un po' più... anziano, ecco. Perché un
giovanotto come lei dovrebbe interessarsi ad un edificio abbandonato
da così tanto tempo? Certo, una volta era così bello...-
La voce si perse in un mormorio
malinconico, e Thomas scrutò con rinnovata attenzione il volto
rugoso. Quella donna leggermente sovrappeso, avvolta in un sobrio
vestito grigio, doveva avere circa ottanta anni.
- Lei è sempre vissuta a
Middlesbrough? Era qui quando Illusion d'ombre era aperto?-
- Facevo le pulizie lì dentro, caro.-
rispose la donna, mentre si alzava dalla sedia e recuperava da un
cassetto una piccola chiave. Con un sospiro, fece cenno al giovane di
seguirla tra le file di scaffali, in direzione delle scale che
conducevano nel seminterrato della biblioteca.
- Era un magnifico teatro, così
lussuoso, scintillante di cristalli e oro. Tutte le persone
benestanti di Middlesbrough e della provincia si radunavano per i
suoi spettacoli, era un evento imperdibile. E che spettacoli,
signore! Oh, vado ancora al cinema, certo, ma quel teatro... quel
teatro aveva qualcosa di speciale. Magia, si potrebbe definirla.-
Thomas sussultò, in parte perché
quelle parole si intrecciavano perfettamente con altre che aveva già
sentito, in parte perché uno spiffero di aria gelida era appena
uscito dalla porta del seminterrato per infilarsi nella sua giacca.
Si sarebbe di sicuro preso un raffreddore a lavorare là sotto, ma
questo non lo avrebbe fermato.
- E cosa mi sa dire delle condizioni
attuali del teatro?-
La bibliotecaria gli lanciò
un'occhiata penetrante e rimase in silenzio per un momento, poi
scrollò le spalle.
- Oh, è una vergogna, una vera
vergogna che abbiano permesso ad un posto così affascinante di
essere ridotto in quello stato. Girano voci che sia stato venduto
un'altra volta, pare che nessuno sappia cosa farsene!-
- Forse c'è qualche motivo per cui
nessuno vuole tenerlo, non trova?- suggerì Thomas:- Ho sentito delle
storie...-
Lei non diede cenno di averlo sentito,
cambiando frettolosamente argomento:- Ora devo tornare al lavoro, ma
ho già preparato qui accanto al tavolo gli scatoloni con i giornali
di quel periodo. Se le serve altro, deve soltanto chiedere.-
Thomas ringraziò ed attese che la
porta si richiudesse per esaminare il suo nuovo spazio di lavoro. La
luce era abbondante, grazie ai lampadari che pendevano dal soffitto
scrostato, e metteva in risalto la danza del pulviscolo dorato tra le
pile di scatoloni e le file di scaffali metallici. Tutto sommato,
l'archivio era molto più pulito ed ordinato di quanto si fosse
aspettato. Aveva anche a disposizione una scrivania, con una sedia
imbottita che doveva avere visto giorni migliori, ma era ancora
confortevole. Si accomodò di fronte al banco di legno, lo ripulì
distrattamente con un rapido colpo di mano, aprì il primo scatolone
ed iniziò a rovistare tra i giornali.
Ci volle più di un'ora per arrivare
finalmente a qualcosa di interessante. Molti articoli avevano
menzionato Illusion d'ombre, recensendo i suoi spettacoli o riferendo
gossip sui suoi frequentatori, ma soltanto una fotografia, finora,
era riuscita ad attirare la sua attenzione. Thomas estrasse dalla sua
borsa l'immagine che aveva esaminato la sera prima, per assicurarsi
che il volto impresso nella sua memoria fosse corretto, fosse
esattamente lo stesso che sorrideva in quell'immagine conservatasi
per decenni sulla carta fragile di un quotidiano. Era lei, la donna
misteriosa.
Anche l'anno corrispondeva, dato che il
giornale che teneva delicatamente tra le mani, timoroso di lacerarne
la carta ingiallita, risaliva al novembre del 1934. La figura snella
e sinuosa stava appoggiata ad una colonna, all'entrata del maestoso
teatro, avvolta in un abito di seta rossa, i capelli castani raccolti
in uno chignon, una ciocca birichina a ricadere tra gli occhi
maliziosi. Il sorriso intrigante di una donna sicura del proprio
fascino, ma...
Ma Thomas amava definirsi un passabile,
se non buono, conoscitore del sesso opposto. E quel sorriso rivolto
ai giornalisti non aveva lo stesso calore di quello che l'altro
fotografo aveva catturato. La foto di cui era entrata in possesso era
stata scattata per qualcuno a cui quella donna teneva.
In ogni caso, non era quello il punto.
Non la foto, ma l'articolo che la accompagnava. Il giornalista sentì
un brivido scorrergli lungo la schiena mentre leggeva quelle scarne
righe, nero su bianco, la conferma di quello che gli era stato detto
solo pochi giorni prima.
"Tragico incidente all'Illusion
d'ombre. Prima cantante del teatro schiacciata da un crollo del
soffitto".
Thomas si stropicciò gli occhi stanchi
per il lavoro prolungato ed iniziò a leggere. Poco dopo, afferrò
una penna e prese alcuni furiosi appunti sui fogli ancora quasi
intonsi che aveva davanti.
Buongiorno a tutti! Ecco finalmente il mio primo contributo a questo progetto. Ho cercato di essere coerente con i capitoli precedenti, ma al tempo stesso di far procedere un po' la trama, quindi ho ritenuto opportuno che Thomas iniziasse finalmente la sua indagine. E quale posto migliore, per svelare un mistero del passato, che una biblioteca? Inoltre, dal momento che la trama deve coinvolgere un fantasma, ho pensato di introdurre anche un incidente che avrebbe potuto dare origine alla storia, ma tutte le strade sono ancora aperte.
Se notate qualcosa che non va con il pezzo, o qualche incongruenza con il resto, sono pronta ad aggiustarlo! Saluti a tutti!
Clara
Intanto io copio e incollo nella bozza, così potrete leggere tutto.
RispondiEliminasalve, dovrei scrivere io il prossimo pezzo ma ho alcune opinioni da porvi.
RispondiEliminala figura del vecchio non ha un ruolo definito in questa storia e poichè è centrato principalmente su due personaggi vorrei suggerire che il vecchio abbia un doppia personalità.
Mi spiego meglio, thomas fa delle ricerche sul teatro allo scopo di scrivere un articolo per il giornale per cui lavora in merito alcune voci che circolano e collaborando con il vecchio scopre che era lui stesso che ha ucciso la ballerina. Cioè il vecchio è triste per la morte di questa ballerina che aveva una relazione con lui, ma non si ricorda che lui stesso, in preda ad un attacco di gelosia, la uccide (tipo bipolarismo). l'unica cosa che non mi convince è il periodo in cui è ambientato la storia, io farei 60/70 e non 2000. Se distanziamo troppo la ricerca dal l'evento della storia non ha molto senso.
che ne dite?
A me piace molto come idea perchè, per come sta procedendo, il finale è fin troppo scontato. Così invece, c'è il colpo di scena. Inizia a scrivere e vediamo cosa ne viene fuori! :)
EliminaL'idea del vecchio assassino mi piace.
RispondiEliminaAnch'io avrei delle questioni da porre:
1) dove trovo la bozza con tutti i pezzi insieme?
Mi farebbe comodo per leggerla e rileggerla
2) l'assegnazione degli incarichi è ancora un mistero o mi sono perso la scaletta?
Il problema è che dal 14 fino a fine agosto non posso dedicarmi a questo progetto, e vorrei tanto, quindi apprezzerei molto se si rimandasse a settembre.
Spero di non guastare troppo la festa e nella vostra comprensione. :-)
Nessun mistero, gli ultimi a dover scrivere sono:
Elimina- Una scomoda verità;
- Cervello bacato;
- Renato (tu).
Quindi puoi tranquillamente riprendere a fine settembre. Poi, a fine giro, se il racconto non terminerà, riprendiamo dal primo partecipante.
Il racconto intero puoi leggerlo qui: http://esperimentidiscrittura.blogspot.it/p/r.html
Grazie.
EliminaRiprenderò i contatti con il blog di sicuro a inizio settembre.
Ciao,
Renato
Rileggendo questo pezzo mi sono accorto che c'è una questione anacronistica.
RispondiEliminaNegli anni '30 le fotografie a colori erano ancora agli albori e ancora fino a qualche anno fa i giornali erano monocromatici. Purtroppo non si possono descrivere i colori dell'abito ("seta rossa") e dei capelli ("castani") guardando solo la foto, ma il protagonista potrebbe leggerli nell'articolo. Clara potrebbe mantenere i colori con questo piccolo espediente, penso che debba inserire giusto una frase, poche parole.
Ed ovviamente a me viene in mente di leggere i commenti dopo circa due mesi -_-" Renato, hai perfettamente ragione, non avevo pensato a questo... mi ero immaginata una sorta di "prima pagina", ma effettivamente è incongruente con il periodo. Appena arriveremo alla revisione, aggiusterò anche questo.
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