Revisione #6

HO MODIFICATO IL FILE ILLUSION D'OMBRE (LE PARTI CHE VEDETE IN ROSSO SONO QUELLE CHE ANCORA DOBBIAMO CORREGGERE).
A VOI IL SESTO PARAGRAFO:


Il vecchio si stupiva ancora ogni notte, di fronte alla struttura illuminata solo dalla luce della pallida luna infilzata su una di quelle lugubri antenne paraboliche, del nome di quello che fu il teatro più in voga della città di Middlesbrough: Illusion d'Ombre. Rappresentava in maniera brutale seppur seducente come dovevano essere i ruggenti anni passati, i tristi anni futuri e quelli in cui il vecchio aprì gli occhi, da quella sera sempre spalancati come a replicarne la visione, di fronte alla donna più bella e crudele che avesse mai incontrato.
La prima volta che mise piede all'Ilusion d'Ombre credette di essere entrato nel posto sbagliato. Un centinaio di persone fumavano, parlavano e ridevano così forte che le loro risate, in un mondo parallelo, avrebbero rotto il lampadario scintillante al centro del soffitto riccamente ornato da arzigogoli dorati e arricciati come pampini d'uva. Fumavano e fumavano, l'uno in faccia all'altro, condividendo, oltre alla propria indifferenza verso qualsiasi forma sociale di saluto, la serata che da lì sarebbe iniziata, splendida e dannatamente lunga. Vestiti di alta sartoria li avrebbero accompagnati fino al mattino tardi. Parlavano di ogni cosa, dalla più stupida e banale alla più banale e stupida. Il loro vocabolario contemplava solo parole altolocate, pulite in chissà quale fonte d'acqua santa, mentre con slancio di generosità lasciavano le restanti a coloro che a quell'ora erano già a letto, perché al mattino si va a lavorare e non si ha tempo di dedicarsi ai riti dell'imbellettamento quotidiano e al dubbio perenne del "dove si va stasera?".
Il tutto pareva al giovanotto semplice, di bassa statura, sbarbato e incredulo, che una volta era il vecchio, una replica esatta degli anni '20 e '30, ed era esattamente questo: una nostalgia in maschera e niente più, d'altronde non si vuole mai vivere nell'epoca in cui si vive.
La musica proveniente dal palco zittì per un attimo tutte quelle risate e discorsi che avevano intontito il giovanotto, e la gente cominciò a sedersi sulle poltrone, lisciandosi i vestiti, un aggiustata ai capelli lucidi e perfetti, e un sorriso tirato, da cui scivolava un'ultima risata, offerto alla figura che dalle quinte scivolava leggiadra al centro del palco. Il giovanotto, fissandola, si sedette tra le prime file, rubando involontariamente la poltrona a un uomo dalla corporatura troppo ingombrante per poter reggere l'intero spettacolo senza sbuffare e criticare la scomodità che gli offriva il suo seggio, e mai avrebbe immaginato che dopo pochi istanti sarebbe rimasto solo nel teatro, solo assieme alla fantasia che accompagna la vista prolungata di una donna diversa da tutte le altre. Un abito nero ornato di diamanti dalle dimensioni di una nocciola, con una gonna allungata da sottili fili neri che le solleticavano le bianche cosce, le fasciava il corpo snello e alto che danzava con le labbra da cui scaturiva la voce roca, ma allo stesso tempo così limpida, come una fiamma del paradiso. I capelli raccolti in una crocchia castana potevano essere come uno di quei punti focali che l'occhio allenato del critico d'arte trova nei dipinti dei geni del pennello. Le ciglia alte fino al soffitto battevano al ritmo dei grandi occhi che al giovanotto, seduto solo in mezzo a un centinaio di persone, sembrarono marroni come la terra che suo padre coltivava da quando era nato. A spettacolo finito l'applauso esplose in un assordante tuono di palmi di mano infuocati, mentre quello del giovanotto fu timido e raccolto, come se in mezzo al frastuono lei avesse potuto sentire solo e unicamente il suo. Solo un suono non gli parve familiare nel ricordo. Un suono molesto e irritante. Il vecchio emerse dalla sua memoria, tirò fuori il cellulare dalla tasca interna dell'impermeabile e rispose. 

Commenti

  1. La donna più bella e crudele che avesse mai incontrato.... ma perché crudele? Non ho trovato nessun riscontro circa la sua crudeltà nel resto della storia....

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    1. Credo siano tutti "abbellimenti letterari"... meglio semplificare un po' togliendo qualche aggettivo di troppo, no?

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    2. Forse chi l'ha scritto pensava che chi seguiva l'avrebbe resa crudele. Così non è stato. Togliamolo.

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  2. Il loro vocabolario contemplava solo parole altolocate.... Cosa ne dite dell'aggettivo "altolocato" riferito a "parole"?

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    1. Come il mio solito... io eliminerei l'intera frase. Nella fase di revisione io sono sempre il il tagliare più possibile. La fluidità prima di tutto.

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    2. Infatti, sembra troppo tortuoso il pezzo

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  3. "I grandi occhi che al giovanotto, seduto solo in mezzo a un centinaio di persone, sembrarono marroni ...." Attenzione! Più avanti nella storia quegli occhi diventeranno azzurri! Correggiamo qui o correggiamo dopo?

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    1. Lasciamo marroni per ora. Ricordamelo più avanti però, nel caso dovesse sfuggirmi.

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    2. Per questo paragrafo:

      "Le ciglia alte fino al soffitto battevano al ritmo dei grandi occhi che al giovanotto, seduto solo in mezzo a un centinaio di persone, sembrarono marroni come la terra che suo padre coltivava da quando era nato."

      non capisco come delle ciglia possano battere al ritmo di occhi.

      Inoltre il padre del ragazzo è il proprietario del teatro, forse ha coltivato terra in passato, ma se è arrivato a costruire o comprarsi un teatro io lo escluderei.

      Immagino che l'autore pensasse a un ragazzo di famiglia povera, ma lo sviluppo ha cambiato le cose.
      Potremmo riformulare la frase e mettere gli occhi azzurri.

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    3. In effetti suona un po' strana.
      Eliminiamo il riferimento alla terra e riformuliamo la frase.
      Come la vogliamo scrivere?

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    4. Io scriverei così: "Gli occhi che si svelavano fra un battito di ciglia e l'altro incantarono il giovanotto seduto in mezzo a un centinaio di persone come fosse solo a scrutare il cielo."

      Non svelerei il colore degli occhi, pur mantenendo un legame con il colore del cielo, perché, come ha detto Obsidian, è più avanti che gli occhi mostrano il loro colore, con tutta la loro lucentezza tanto da ammaliare il ragazzo.

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  4. "Un abito nero ornato di diamanti dalle dimensioni di una nocciola"é una frase poco credibile.

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  5. Toglierei anche quel ''che una volta era il vecchio''.. Lo sappiamo già che era il vecchio una volta :)

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    1. Se stabiliamo che il periodo storico è proprio quello degli anni '20 e '30, questo paragrafo non ha motivo di esistere:

      "Il tutto pareva al giovanotto semplice, di bassa statura, sbarbato e incredulo, che una volta era il vecchio, una replica esatta degli anni '20 e '30, ed era esattamente questo: una nostalgia in maschera e niente più, d'altronde non si vuole mai vivere nell'epoca in cui si vive."

      Se si vuole mantenere il giudizio sulla società che tende a "mascherarsi" per apparire e descrivere il vecchio da giovane, suggerisco di togliere la "replica" e riformulare un po' per evitare confusioni.
      Propongo qualcosa tipo:

      "Al vecchio che era un giovanotto semplice, di bassa statura, sbarbato e incredulo, il tutto pareva una festa in maschera, d'altronde non si vuole mai vivere nell'epoca in cui si vive."

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    2. Se togliamo (giustamente) il riferimento al ricordo degli anni '20 e '30 non ha proprio senso il discorso del voler vivere in un'epoca diversa. Sembrerebbe messo lì a caso, no?

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    3. Il fatto di non voler vivere nel proprio tempo è un luogo comune attribuito a tutte le generazioni, a noi del 21esimo secolo come a quelli del 20esimo, del 19esimo e così via.
      Potrebbe servire a mostrare una diversità fra un ragazzo semplice e una società falsa e mascherata, ma è una interpretazione difficile da far cogliere e mi sembra un volo pindarico.
      A questo punto si può togliere ", d'altronde non si vuole mai vivere nell'epoca in cui si vive" e la finiamo così, oppure l'autore del pezzo può riformulare il suo pensiero tenendo d'occhio le premesse già poste dal racconto nel suo insieme.

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  6. Oltre a quanto ho già indicato in risposta ai commenti sopra, vorrei far notare alcune cose.

    La prima frase "Il vecchio si stupiva [...] Illusion d'Ombre." mi sembra lunga e intricata.
    Non capisco l'inciso ", in un mondo parallelo,"

    Io cambierei
    "[...] intontito il giovanotto, e la gente cominciò [...]"
    con
    "[...] intontito il giovanotto. La gente cominciò [...]"
    per spezzare e alleggerire la frase.

    Per lo stesso motivo, io cambierei
    "Il giovanotto, fissandola, si sedette tra le prime file, rubando involontariamente la poltrona a un uomo dalla corporatura troppo ingombrante per poter reggere l'intero spettacolo senza sbuffare e criticare la scomodità che gli offriva il suo seggio, e mai avrebbe immaginato[...]"
    con
    "Il giovanotto, fissandola, si sedette tra le prime file, rubando involontariamente la poltrona a un uomo dalla corporatura troppo ingombrante per poter reggere l'intero spettacolo senza sbuffare e lasciare il suo posto. Mai avrebbe immaginato[...]"

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    1. Ho corretto, anche se in realtà questi sono dettagli che riusciremo a sistemare meglio attraverso una lettura completa dell'intero racconto. Adesso stiamo cercando solo di verificarne la fluidità e la coerenza.

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    2. Le mie sono solo proposte e possono anche essere cestinate.
      A mio modo di vedere, la scelta del colore degli occhi fra marroni e azzurri è un dettaglio che possiamo sistemare a lettura completa, mentre sistemare una frase per far sloggiare un uomo che non rivedremo mai più nel racconto è una revisione contestuale al pezzo.
      Sempre dal mio punto di vista, una frase così la sistemo subito e vado avanti, comunque apprezzo la direttiva per la revisione circa fluidità e coerenza, cercherò di andare in questa direzione.

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    3. Figurati, io lo dico per te! Non focalizzarti troppo sui dettagli perché sicuramente ci sarà una seconda fase di revisione nella quale potremmo correggere nuovamente eventuali refusi sfuggiti! ;)

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