Revisione #8

LA SUDDIVISIONE IN PARAGRAFI L'HO ABBOZZATA IO PRECEDENTEMENTE QUINDI SI PUO' BENISSIMO CAMBIARE. IN QUESTA FASE DI REVISIONE I PEZZI CHE VEDETE SONO STATI SCRITTI DA OGNUNO DEI PARTECIPANTI INDIPENDENTEMENTE DALLA RIPARTIZIONE (IN PRATICA, QUESTO è IL PEZZO DI UNA SOLA PERSONA. VOLENDO, POSSIAMO RIPARTIRLO IN MODO DIVERSO).

La luce fioca del sole si insinuò quasi con timidezza tra le fessure della tapparella abbassata, disegnando i contorni dei mobili ed accarezzando il ricamo floreale della tappezzeria. Un raggio raggiunse le palpebre ancora abbassate di Thomas, che corrugò la fronte, cercando di trattenere stretta a sé la beatitudine sospesa del sonno.
Troppo tardi. Già la consapevolezza di dove si trovava, aiutata dalla ruvidezza della coperta, si era fatta strada nella sua mente, e le sue palpebre si stavano aprendo con riluttanza ad incontrare la nuova giornata. Abbandonando con rammarico quella pace, l'uomo allungò una mano verso la sveglia sul comodino.
Imprecò sottovoce, con voce ancora impastata. Le dieci. Come aveva fatto a dormire fino a quell'ora? Certo, la notte precedente era andato a letto decisamente tardi, ma non era un buon motivo per sprecare l'intera mattina. Si costrinse a mettersi in piedi ed a dirigersi verso il bagno.
Circa un quarto d'ora dopo scese le scale dell'albergo, cercando di lisciare la camicia stropicciata dalla prolungata permanenza in valigia. Appena mise piede nella reception, ora illuminata, i suoi occhi corsero al bancone, ma le sue speranze di rivedere Debbie alla luce del sole si scontrarono con la sagoma di un giovane castano, pallido e lentigginoso, che masticava una gomma mentre fissava con occhi assenti l'entrata. Avrebbe dovuto accontentarsi.
Si avvicinò, attirando l'attenzione dell'impiegato con un colpetto di tosse.
- Buongiorno.- salutò l'altro con voce strascicata - La colazione è ancora disponibile, prima stanza sulla destra. Serve altro?-
Thomas tentennò per un attimo, poi domandò una cartina della città, e qualche informazione sulla biblioteca pubblica. Di fronte ad una tazza di caffè fumante ed ad una fragrante brioche, studiò l'intreccio delle vie che già aveva osservato mentre preparava quell'indagine. I suoi occhi ormai liberi dal sonno individuarono subito la collocazione del teatro.
Illusion d'ombre. Un'ombra su cui lui avrebbe presto gettato la luce.
Prima di recarsi là, però, doveva farsi un'idea precisa su cosa cercare. Il suo istinto, che lo aveva aiutato a conquistarsi a fatica una nicchia incerta nel mondo della critica musicale, doveva cedere il passo alla razionalità ed al buonsenso che gli avevano permesso di mantenerlo. D'altra parte, doveva ammetterlo, il guadagno che questa indagine poteva procurargli gli avrebbe permesso di tirare un po' il fiato, dal momento che le sue condizioni economiche, per quanto stabili, non potevano certo dirsi floride.
Per questo, una volta terminata la colazione, Thomas si incamminò senza indugio verso la biblioteca della città, la sede dell'archivio. Gli stralci di informazione che aveva raccolto sul teatro e sui suoi misteri sarebbero presto stati integrati con qualcosa di più sostanzioso, o almeno così sperava. Middlesbrough, alla luce del sole, appariva decisamente meno desolata di quella che era stata la sua prima impressione, la notte precedente, ma non aveva il tempo per una visita turistica. Forse più tardi, magari quando Debbie avesse avuto un giorno libero... Scosse la testa. Quel genere di distrazioni gli aveva già procurato abbastanza problemi in passato, ora doveva assolutamente rimanere concentrato.

5

La biblioteca di Middlesbrough era un edificio moderno, con pareti grige e grandi vetrate trasparenti, all'interno file e file di scaffali di plastica che brillavano, traboccanti di libri, sotto le fredde luci al neon. Thomas esitò per un attimo, poi si diresse verso il bancone all'entrata.
- Buongiorno, sono Thomas Reeson. Ho telefonato la settimana scorsa per una ricerca...-
L'anziana signora dall'altra parte del sobrio ripiano di legno, ingombro di libri e carte, sollevò lo sguardo e strizzò gli occhi azzurri dietro le lenti spesse, nello sforzo di richiamare alla mente la voce. Poi la sua espressione si rischiarò:- Signor Reeson, ma naturalmente! Mi scusi, ma mi aspettavo qualcuno un po' più... anziano, ecco. Perché un giovanotto come lei dovrebbe interessarsi ad un edificio abbandonato da così tanto tempo? Certo, una volta era così bello...-
La voce si perse in un mormorio malinconico, e Thomas scrutò con rinnovata attenzione il volto rugoso. Quella donna leggermente sovrappeso, avvolta in un sobrio vestito grigio, doveva avere circa ottanta anni.
- Lei è sempre vissuta a Middlesbrough? Era qui quando Illusion d'ombre era aperto?-
- Facevo le pulizie lì dentro, caro.- rispose la donna, mentre si alzava dalla sedia e recuperava da un cassetto una piccola chiave. Con un sospiro, fece cenno al giovane di seguirla tra le file di scaffali, in direzione delle scale che conducevano nel seminterrato della biblioteca.
- Era un magnifico teatro, così lussuoso, scintillante di cristalli e oro. Tutte le persone benestanti di Middlesbrough e della provincia si radunavano per i suoi spettacoli, era un evento imperdibile. E che spettacoli, signore! Oh, vado ancora al cinema, certo, ma quel teatro... quel teatro aveva qualcosa di speciale. Magia, si potrebbe definirla.-
Thomas sussultò, in parte perché quelle parole si intrecciavano perfettamente con altre che aveva già sentito, in parte perché uno spiffero di aria gelida era appena uscito dalla porta del seminterrato per infilarsi nella sua giacca. Si sarebbe di sicuro preso un raffreddore a lavorare là sotto, ma questo non lo avrebbe fermato.
- E cosa mi sa dire delle condizioni attuali del teatro?-
La bibliotecaria gli lanciò un'occhiata penetrante e rimase in silenzio per un momento, poi scrollò le spalle.
- Oh, è una vergogna, una vera vergogna che abbiano permesso ad un posto così affascinante di essere ridotto in quello stato. Girano voci che sia stato venduto un'altra volta, pare che nessuno sappia cosa farsene!-
- Forse c'è qualche motivo per cui nessuno vuole tenerlo, non trova?- suggerì Thomas:- Ho sentito delle storie...-
Lei non diede cenno di averlo sentito, cambiando frettolosamente argomento:- Ora devo tornare al lavoro, ma ho già preparato qui accanto al tavolo gli scatoloni con i giornali di quel periodo. Se le serve altro, deve soltanto chiedere.-
Thomas ringraziò ed attese che la porta si richiudesse per esaminare il suo nuovo spazio di lavoro. La luce era abbondante, grazie ai lampadari che pendevano dal soffitto scrostato, e metteva in risalto la danza del pulviscolo dorato tra le pile di scatoloni e le file di scaffali metallici. Tutto sommato, l'archivio era molto più pulito ed ordinato di quanto si fosse aspettato. Aveva anche a disposizione una scrivania, con una sedia imbottita che doveva avere visto giorni migliori, ma era ancora confortevole. Si accomodò di fronte al banco di legno, lo ripulì distrattamente con un rapido colpo di mano, aprì il primo scatolone ed iniziò a rovistare tra i giornali.
Ci volle più di un'ora per arrivare finalmente a qualcosa di interessante. Molti articoli avevano menzionato Illusion d'ombre, recensendo i suoi spettacoli o riferendo gossip sui suoi frequentatori, ma soltanto una fotografia, finora, era riuscita ad attirare la sua attenzione. Thomas estrasse dalla sua borsa l'immagine che aveva esaminato la sera prima, per assicurarsi che il volto impresso nella sua memoria fosse corretto, fosse esattamente lo stesso che sorrideva in quell'immagine conservatasi per decenni sulla carta fragile di un quotidiano. Era lei, la donna misteriosa.
Anche l'anno corrispondeva, dato che il giornale che teneva delicatamente tra le mani, timoroso di lacerarne la carta ingiallita, risaliva al novembre del 1934. La figura snella e sinuosa stava appoggiata ad una colonna, all'entrata del maestoso teatro, avvolta in un abito di seta rossa, i capelli castani raccolti in uno chignon, una ciocca birichina a ricadere tra gli occhi maliziosi. Il sorriso intrigante di una donna sicura del proprio fascino, ma...
Ma Thomas amava definirsi un passabile, se non buono, conoscitore del sesso opposto. E quel sorriso rivolto ai giornalisti non aveva lo stesso calore di quello che l'altro fotografo aveva catturato. La foto di cui era entrata in possesso era stata scattata per qualcuno a cui quella donna teneva.
In ogni caso, non era quello il punto. Non la foto, ma l'articolo che la accompagnava. Il giornalista sentì un brivido scorrergli lungo la schiena mentre leggeva quelle scarne righe, nero su bianco, la conferma di quello che gli era stato detto solo pochi giorni prima.
"Tragico incidente all'Illusion d'ombre. Prima cantante del teatro schiacciata da un crollo del soffitto".
Thomas si stropicciò gli occhi stanchi per il lavoro prolungato ed iniziò a leggere. Poco dopo, afferrò una penna e prese alcuni furiosi appunti sui fogli ancora quasi intonsi che aveva davanti.

Commenti

  1. Okay, la colpevole di questo obbrobrio inizia ad ammettere i propri errori. Come mi hanno fatto notare, nel 1934 sarebbe stato difficile avere su un giornale fotografie a colori, quindi toglierei dal pezzo finale "rosso" per il vestito e "castani" per i capelli.

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  2. Devo dire che questo pezzo mi piace così com'è...

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  3. "La biblioteca di Middlesbrough era un edificio moderno, con pareti grige.".
    Qui c'è un refuso: si scrive "grigie".

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  4. La vecchia a 80 anni ancora lavora? E poi dicono che i giovani non trovano....

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    1. infatti, meglio fare sulla cinquantina.

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    2. Però se ne avesse cinquanta sballerebbe la frase in cui lei dice che faceva le pulizie al teatro nel periodo incriminato

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    3. Ma se togliessimo del tutto il riferimento all'età?
      Noi dicemmo, se non sbaglio, che il vecchio è un ventenne quando, agli inizi degli anni '20 (mi sembra) succede tutto quel che succede, giusto? Quindi vecchio e bibliotecaria hanno più o meno la stessa età, no?

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  5. "Signor Reeson, ma naturalmente! Mi scusi, ma mi aspettavo qualcuno un po' più... anziano". Perché se lo aspettava anziano? Io personalmente me lo sarei aspettato giovane, invece (si, lo so, sono seghe mentali)

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    1. ps: con "in effetti" intendevo proprio: perché avrebbe dovuto esser più vecchio? Direi di eliminare il riferimento.

      Per il resto... fai più che bene a maltrattarti il cervello, questo ci serve! ;)

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    2. No, aspetta. Adesso che rileggo il senso c'è perchè la bibliotecaria aggiunge:"Perché un giovanotto come lei dovrebbe interessarsi ad un edificio abbandonato da così tanto tempo?"

      Quindi ci sta bene.

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  6. Nella frase che ho riportato nel mio commento precedente la vecchia incontra Thomas e gli da del LEI. Due righe dopo lo apostrofa "CARO", Poco dopo riprende nuovamente le distanze e torna a rivolgersi a lui chiamandolo "SIGNORE".

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  7. "Prima cantante del teatro schiacciata da un crollo del soffitto". Prima cantante? Non è meglio scrivere "vedette" o qualcosa del genere?

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  8. "- Buongiorno.- salutò l'altro con voce strascicata - La colazione è ancora disponibile, prima stanza sulla destra. Serve altro?-" Personalmente sostituirei "prima stanza sulla destra" con un più appropriato "salone sulla destra".

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    1. Beh, negli alberghi i pasti vengono servite in grandi sale ristorante. Mi suona strano chiamarle "stanze"

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  9. Mi stanno fischiando le orecchie. Immagino che Clara mi stia mandando un po' di maledizioni :-P
    Perdonoooooo! MI permetti l'ultima? Vado? OK.
    Quando Thomas legge il titolo del giornale sente un brivido scorrergli lungo la schiana. Perché mai? Almeno quello che c'è scritto nel titolo avrebbe dovuto essergli un informazione nota, no? Perché altrimenti scomodarsi e andare fino a Middlesbourgh se non era a conoscenza nemmeno di quell'elemento basilare?

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    1. Quello che non capisco più che altro è:
      "la conferma di quello che gli era stato detto solo pochi giorni prima."

      Ma quando?
      Forse sono io che sono un po' distratta ma non mi sembra ci sia stato qualche riferimento prima, no?

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    2. Nessuna maledizione, tranquillo! Stiamo facendo un lavoro collettivo proprio per questo, no? Okay, provo a rispondere a tutti i dubbi:
      - La vecchia me l'ero immaginata come una volontaria, più che come una dipendente vera e propria. Non so se è così ovunque, ma nella biblioteca che frequento io ci sono collaboratori di un po' tutte le età.
      - Pienamente d'accordo per il "caro" e "signore", vanno almeno invertiti.
      - Thomas sapeva, in generale, che era successo qualcosa di sgradevole, ma non i dettagli. Il brivido è quello di un "cacciatore di notizie" che trova la sua pista. Secondo la mia idea, questi archivi di cronaca locale non sono stati informatizzati, e quindi Thomas non poteva conoscere i dettagli sulla morte della cantante. Ecco spiegata la reazione, almeno spero.
      - Confesso che non conoscevo il termine "vedette", non sono una grande esperta di teatro ^_^ Sostituite pure!

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    3. Per me il riferimento ai "giorni prima" riguarda la telefonata di Thomas alla biblioteca prima di recarsi sul posto. La bibliotecaria gli ha anche trovato i quotidiani di quel periodo e dallo scambio di battute fra i due non sembra che Thomas ignori l'incendio e l'incidente, più che altro lui è interessato ai legami fra il ragazzo e la vedette.
      O sbaglio, Clara?

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    4. Non sbagli, Renato, la logica era quella. Forse mi sono espressa in modo un po' contorto.

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  10. Aggiungo solo alcune cose:

    - scaffali di plastica? non è meglio che siano tutti metallici come descritti dopo o di legno
    - "[...]gli avevano permesso di mantenerlo." mantenerlo? nicchia è femminile. O Clara si riferisce a qualcos'altro che mi sfugge? l'istinto?
    - "La foto di cui era entrato in possesso[...]", nel testo c'è scritto "entrata"

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    1. Corretto tutto!
      Solo una cosa, se noi " che gli avevano permesso di mantenerlo" lo togliessimo lasciando terminare la frase a "buonsenso"?

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    2. Gli scaffali di plastica erano al piano superiore, quelli di metallo nel seminterrato degli archivi. Volevo dare un po' una contrapposizione tra la parte "moderna" della biblioteca e quella dove Thomas si inoltra dopo, ma se secondo voi è meglio cambiamo pure.
      Gli altri due sono maledetti errori di battiture che mi sono scappati durante la rilettura, quindi mea culpa! ^_^

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    3. Per me va bene terminare a "buonsenso".
      Per gli scaffali, mi sembrava solo strano che fossero di plastica, in una biblioteca li avrei immaginati in legno, tutto qui. Nel seminterrato possono benissimo essere metallici, questo non è affatto in contrasto con il resto.

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